domenica 19 agosto 2012

► Pineta di Lido di Dante sezione Ramazzotti - fuori dal coro...

Bosco o Pineta a lido di Dante?

Naturalmente prosieguo nel mio silenzio che continuerà anche dopo il 19, salvo clamorosi episodi e forse una "piccola" grande domanda... i comunicati anche oggi si sprecano, ma io pubblico le considerazioni ed alcune note informative di Fabrizio, persona seria, competente e che dal suo punto di vista, mette un po di puntini sulle "i"...

Questo articolo di Zingaretti è solo di poco migliore di quelli visti sui giornali in cui sono state scritte le più grosse fesserie del terzo millennio. E' un brano pieno di domande retoriche e mi sembra non porti nulla in più.

La Pineta di Lido di Dante (e non DI Dante, che quando il sommo poeta era qui in quell'area c'erano solo dune e ginepri) andata a fuoco non è una pineta storica di ravenna. E' un bosco, ecologicamente di pessima qualità tranne una parte minore e retrostante (guarda caso cresciuta spontaneamente, di arbusti e alberi autoctoni) messo in piedi dalla forestale negli anni 50. L'incendio è chiaramente (poca ipocrisia per favore) doloso e probabilmente ascrivibile ad alcuni capannisti amareggiati (lo si vede da qual'è la parte che si è salvata), ma trovare i colpevoli è un compito della magistratura ma difficilmente potrà essere provato. Le altre pinete sono a rischio? Se cominciano a far la multa a chi raccoglie asparagi e tartufi dove è vietato, sì sono a rischio, se chiudono la caccia in pineta sì sono a rischio, altrimenti no, perché da sole non si incediano.

Ricordo a tutti che i capanni del bevano sono sempre stati abusivi e sono rimasti lì prepotentemente approfittando delle inerzie e del disaccordo (o meglio, l'accordo tacito) delle amministrazioni ravennati precedenti. La Pineta in discussione, si chiama: "Riserva Naturale Pineta di Ravenna", ma in termini di Rete Natura 2000 è una parte del SIC-ZPS "Ortazzo, Ortazzino, Foce del Torrente Bevano". E' quindi una Riserva Naturale Statale, ovvero il gestore è il Corpo Forestale il quale dovrebbe avere la prima e l'ultima parola su cosa farne, salvo rispettare la Direttiva Habitat, che sta alla base della Rete Natura 2000.
Cioè, il sistema è questo: la forestale decide come intervenire, e il progetto viene sottoposto ad una valutazione di incidenza da parte della Provincia o del Parco. La gente può fare contro-osservazioni al progetto che la valutazione di incidenza può tenere in conto.

E invece tutti a dire la propria in un caos assurdo, con pubblicazione sui giornali solo delle scemenze condite dagli errori grossolani di giornalisti penosi; i nostri amministratori comunali che non fanno certo mostra di cultura ma cercano solo consensi della massa; la Forestale che rischia di farsi condizionare (in negativo) se è vero che già pensa di riforestare a pineta di nuovo. Lì sotto c'è sabbia e sale, e il mare prima o poi entrerà persino direttamente.

Se vogliamo parlare di vocazione, quell'area sarebbe un sistema di dune e retrodune e bosco retrodunale di una bellezza infinita e di una rarità (priorità a livello europeo) da renderla intoccabile per sempre. Basterebbe far ricrescere quello che vuol ricrescere (rimuovendo le alloctone) e non ascoltare chi vuole farne occasione per nuovi metodi di sfruttamento.

Tempi per una pineta (stentata) 30-40 anni.

Tempi per un paesaggio naturale com'era prima dello sfruttamento della costa: 15 anni.

Credo che questa "pinofilia" ravennate debba trovare eterno riposo con la creazione di alcuni contesti e itinerari (es cicloturistici) che accontentino il gitante e ci ricordino i paesaggi (relativamente recenti) medioevali quando la pineta era l'industria del legno e del pinolo ma mai e poi mai un paesaggio naturale. Sempre meglio di quelle distese tragiche di mais e coltivi a pioppo senza un minimo di corridoi ecologici e sempre meglio nelle nostre ciclovie stile deserto arabico.Ma per favore non chiamiamo bellezze naturali delle pinete di pino marittimo, pino nero, pino bruzio messe in piedi quando le idee e le conoscenze erano molto diverse e non seguivano né vocazioni né storia del territorio.

A me tutto questo accanimento, quando la semplicità e l'efficacia stanno 1) nel mantenere gli attuali vincoli (facendoli rispettare ancora di più, e facendo la lotta ai piromani che sono dei delinquenti da galera) e 2) nel far crescere la vegetazione spontanea, rimuovendo la prima ricrescita di alloctone (robinia, ailanto, ecc.) e guidandola verso un habitat prioritario, mi fa proprio pensare che la vicenda finirà nel peggiore dei modi.
Ma spero ancora che prevarrà l'obiettivo, l'unico ammesso dentro ad un SIC-ZPS che è la conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario.Certo che un pò di senso civico in più da parte dei ravennati non guasterebbe.

Naturalmente le mie sono idee come altre, si può sempre raddoppiare l'estensione del campeggio, costruire 4 stabilimenti balneari e mettere gli ombrelloni. Ma mi era parso che Ravenna si fosse dotata di un Piano dell'Arenile nel 2009 o giù di lì, e che in un SIC-ZPS si dovesse cogliere ogni occasione per fare conservazione. Mi pare che a Ravenna, per conservazione, si intenda sempre e solo far bollire pomodori e pesche sciroppate a bagno maria. Anche questa è tradizione.

Scusate lo sfogo, mi sono trovato 10 minuti liberi di troppo e sono stanco di veder sparare sul cadavere già morto. A volte i cadaveri resuscitano, basta non infierire.

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