domenica 23 giugno 2013

► Biogas e Biomasse - L'ennesima jattura...

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La chiamano energia pulita, la spacciano per ecologica, ma in realtà serve solo a speculare ed è solo e purtroppo un diverso modo per inquinare. A nulla serve che anche legambiente appoggi questo ennesimo scempio ambientale, semmai serve a qualificare cos'è realmente legambiente, una lobby di potere lontano anni luce dalla tutela ambientale.... come potrete notare, nessun controllo, nessuna sicurezza per i cittadini, l'imperativo fare impianti, per fare soldi, a vantaggio di pochi, a danno di molti e inquinamento a gogò!

Così in ordine sparso...

Allarme al biodigestore Ca' Baldacci
Paura lunedì sera per uno scoppio nella centrale. Hera rassicura: "Nessun rilascio di biogas nè di sostanze nocive"

Ca' Baldacci: Hera diffidata, anzi no
La Provincia contesta il ritardo nella comunicazione dell'anomalia, ma l'azienda nega tutto: "Ad oggi non è stato notificato alcun provvedimento ad Herambiente"

Rimini | Biodigestore Ca’Baldacci, Uptown: Hera conferma i nostri sospetti. E il caso diventa di dominio nazionale

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Grave incidente ad una biogas nell'aretino: inquinato un torrente
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Liquido nero dalla centrale biogas Allarme inquinamento a Loro Piceno

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Le grandi centrali Enel e il paradosso delle biomasse

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La Forestale perquisisce l’impianto a biogas: scattano i sequestri
Macerata, 12 giugno 2013 - AL TERMINE di una perquisizione durata tutta la giornata di ieri, gli agenti del Corpo forestale hanno messo sotto sequestro una parte dell’impianto a biogas dell’azienda «Campomaggio 86», a Morrovalle. L’accertamento rientra nell’indagine aperta dalla procura di Macerata sulla centrale, dopo che lo scorso marzo, in seguito alla segnalazione di un vicino, vennero scoperti degli sversamenti di liquami in un terreno, con la contaminazione anche di una falda acquifera

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Marche: quando bio-gas fa rima con speculazione economica
Il rischio è di far la fine della storia dei pannelli fotovoltaici posti al suolo, una fine che unisce tante belle parole con tantissimi brutti risultati, il trucco è: costruire medi impianti, saltare a piè pari la fase di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), far partire l’impianto al più presto, aspettare le entrate economiche, che in questo caso arrivano molto velocemente grazie agli incentivi; fregarsene dell’intorno agricolo e della vita dei cittadini nei dintorni dell’impianto.
 
Una riflessione sulle centrali a biogas nelle Marche: l’handicap degli incentivi
Un altro problema delle centrali a biogas, il più importante, sono gli incentivi che possono annebbiare le considerazioni sul fabbisogno, cioè sui pericoli futuri che può creare un “mercato viziato”.
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Il grande errore dei biocombustibili

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pubblicato suFB circa tre mesi fa e tratto dallo stesso 
NO Biomassa Avigliano Umbro
Incidente alla centrale a biomasse di Bagnolo Po

Incidente alla centrale a biomasse di Bagnolo Po: sorgono dubbi sulla sicurezza dell’impianto

Un getto di fumo denso e grigio esce dalla centrale a biomasse di Bagnolo per dirigersi verso il centro abitato di Trecenta per effetto dell’inversione termica.

Nel tardo pomeriggio di lunedì 4 marzo la centrale a biomassa (cippato di legna) di Bagnolo Po (Ro) è stata interessata da un incidente che ha richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco. Il problema, secondo il comunicato diffuso dall’avvocato della ditta Bagnolo Power srl (azienda del gruppo Luca Marzotto), sarebbe stato causato da un “anomalo aumento della temperatura nel ciclo di combustione”, senza fornire altri dettagli, preferendovi le solite rassicurazioni sulla sicurezza dell’impianto e sulla professionalità degli operatori. Insomma, secondo l’azienda, non sarebbe successo nulla di grave, ma l’impianto è stato fermato e sono tutt’ora in corso lavori di riparazione.
Qualche notizia però è trapelata e, a quanto pare, vi sarebbe stato un principio d’incendio o un surriscaldamento nel cassone del filtro a maniche, che ha richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco.
Sulla base di queste indiscrezioni, si può avanzare l’ipotesi che il filtro a maniche sia entrato in combustione a causa del contatto con corpi roventi trasportati nel flusso dei fumi caldi, essendo la turbina aspirante posta a valle del filtro. L’ipotesi è motivata dal fatto che con la variante approvata dalla Regione Veneto, il sistema di trattamento dei fumi è stato notevolmente ridotto rispetto al progetto originario, che prevedeva prima del filtro a maniche, una batteria di depolveratori a ciclone per la captazione delle polveri più grossolane (oggi superati dai più efficaci abbattitori elettrostatici), come la buona tecnica richiede. La presenza di questi pre-filtri metallici evita che eventuali corpi incandescenti presenti nei fumi caldi possano giungere a diretto contatto col tessuto dei filtri a maniche, finendo per danneggiarlo o incendiarlo, cosa che può essere successa e che potrebbe ripetersi in futuro. Quando il filtro a maniche è bucherellato, lascia passare liberamente il fumo, in tal modo la combustione di biomasse avviene a pieno tiraggio, innescando quel processo di surriscaldamento che ipotizziamo abbia costretto gli operatori a chiamare i Vigili del Fuoco.
Si deve precisare che il parere sanitario favorevole espresso dall’Aulss 18 Rovigo in fase autorizzativa, era subordinato all’utilizzo della miglior tecnologia disponibile nel trattamento dei fumi, proprio per ridurre al minimo l’impatto negativo su un bene collettivo qual’è l’aria. Ci sorprende non poco che queste prescrizioni siano state disattese dalla Regione con l’approvazione di una successiva variante progettuale con dispositivi di sicurezza ridotti al minimo, approvazione avvenuta peraltro con un semplice decreto del dirigente l’Unità Complessa Tutela Atmosfera (sic!), che alimenta molti dubbi sulla correttezza e trasparenza del procedimento.
Oltre alla batteria di cicloni, la centrale della Bagnolo Power avrebbe dovuto installare il deacidificatore a calce dei fumi, un trattamento chimico che serve per evitare il fenomeno delle cosiddette “piogge acide”, ma anche questo è stato cancellato nella variante. La miglior tecnologia prevede pure l’abbattimento degli ossidi d’azoto mediante iniezione nei fumi di una soluzione acquosa di urea o ammoniaca, un dispositivo che è obbligatorio nei motori diesel di ultima generazione, ma non si capisce perché questa caldaia, che di soli ossidi d’azoto ne emette oltre 50 tonnellate ogni anno (!!!), sia stata autorizzata senza questa elementare precauzione. Un trattamento completo dei fumi prevede anche il loro “lavaggio” in un dispositivo chiamato scrubber, una specie di doccia molto efficace, che normalmente viene posta alla fine del percorso dei fumi. Ma anche di questo non c’è traccia e l’unico sistema di filtrazione adottato dalla Bagnolo Power consiste in un filtro a maniche. Ricordo che il filtro a maniche è solamente un depolveratore in grado di trattenere (se integro), il particolato al limite dei 10 micron di diametro (le famose PM10), ma non le polveri più sottili (che sono le più pericolose) e tanto meno i gas e le sostanze chimiche (molte delle quali cancerogene accertate), che non sono nemmeno monitorate.
Viene perciò il dubbio che la ditta Bagnolo Power abbia scarso rispetto per gli abitanti di questo territorio se per puro calcolo economico, non ha dotato l’impianto delle più efficaci tecnologie nel sistema di trattamento dei fumi. Potrebbe anche essere che i soldi donati dalla Bagnolo Power al comune di Bagnolo Po, che per questo gli ha spalancato le porte (ben 130.000 Euro ogni anno), vengano recuperati abbassando il livello di sicurezza, ai minimi di legge.
Sarebbe compito del Sindaco pretendere dall’azienda quanto è necessario per tutelare al meglio la salute dei suoi cittadini, ma se lo farà potrebbe perdere quel sostanzioso contributo senza il quale il Comune, già indebitato per i costi di opere inutili (tanto cemento, come al solito), rischia il dissesto.
Lo stesso sindaco, da me interrogato in Consiglio Comunale sull’incidente alla Bagnolo Power, ha riferito che il problema non è nell’impianto, ma in una partita di cippato diversa dal solito (!!!) e che i cittadini possono stare tranquilli perché quando il filtro a maniche s’intasa, la centrale si ferma in automatico (se si blocca il tiraggio, ovvio che si fermi!). La solita tecnica di raccontare banalità per eludere il vero problema, che non è l’intasamento del filtro, ma che esso venga bucherellato e allora la centrale non si spegne in automatico, anzi, migliora il tiraggio e dal camino esce di tutto.
L’associazione Intercom-Ambiente, consapevole dei rischi che questo impianto comporta per la salute dei cittadini, si è fatta promotrice di un ricorso al TAR della Regione Veneto, assieme al comune di Trecenta (Ro), infatti, l’impianto a biomassa è stato furbescamente ubicato a ridosso del confine con questo comune, più esposto ai venti dominanti. Le motivazione per risultare vincenti ci sono, ma non possiamo nasconderci che sarà una battaglia lunga e difficile, per la quale c’è bisogno di sentire la solidarietà di tutti i comitati e associazioni che sono impegnati nella resistenza a questi barbari che ci stanno avvelenando l’aria e il suolo.

Michelangelo Caberletti

Intercom-Ambiente




SERVE ALTRO??? Orso Tibetano

2 commenti:

  1. Fretta... un impianto a Biogas non è sottoposto nemmeno a procedura di VIA. In 2 mesi è autorizzato. Per tamponare una finestra di casa occorrono 6 mesi per il permesso, sempre che sia possibile.

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